Vogliamo davvero un altro NEW DEAL?

Sempre più spesso di questi tempi sentiamo dire, soprattutto da giornalisti schierati a sinistra che Joe Biden sta per diventare il nuovo Roosevelt e che grazie a lui l’America tornerà a essere il centro propulsore del mondo anche in termini di attenzione alla socialità e ai lavoratori. Il piano di sostegno all’economia da circa 2 mld di dollari che ha recentemente varato, infatti, è stato accolto come l’inizio di un nuovo NEW DEAL, sulle orme di quello storico degli anni trenta.

E’ davvero così?

La mia risposta è: speriamo di no!

Cercherò di argomentarla.

Sappiamo tutti che esistono una serie di luoghi comuni e frasi fatte che usiamo frequentemente nella vita di ogni giorno. Euristiche che aiutano a farci capire meglio. Alcune di queste, ripetute all’infinito, si evolvono grazie alla stessa logica del gioco del telefono senza fili che facevamo da ragazzi al rango di “leggenda metropolitana”. Quella per cui il cosiddetto New Deal, sia stato ciò che ha salvato l’economia mondiale e i lavoratori americani dopo la Grande Depressione seguita alla crisi del 1929 è una di queste. In realtà fu un fiasco (quasi) colossale (l’unica vera grande innovazione che gli si può accreditare fu la creazione/ristrutturazione del sistema pensionistico). Il mega piano fu messo in piedi da Roosevelt con l’obiettivo dichiarato di riportare i lavoratori americani al lavoro. Facendo leva sulle politiche economiche teorizzate da John Maynard Keynes in cui il ruolo dello stato è fondamentale, può essere ricordato con la famosa boutade che ancora oggi va per la maggiore in certi circoli fricchettoni per cui “costruiamo pure strade inutili che non servono a niente e che nessuno utilizzerà mai perché questo comunque aiuterà a far salire il livello del prodotto interno lordo del paese”. In realtà, però, mancò clamorosamente l’obiettivo perché a distanza di qualche anno il tasso di disoccupazione aumentò ancora di più e furono create le basi per la nuova grande crisi del 1938. Lo stesso Roosevelt ne ammise il fallimento in un discorso al Congresso.

Perchè successe?

Per semplificare molto direi che i motivi sono legati al fatto che l’idea che aveva in mente Roosevelt (uomo privo di qualsiasi ideologia e di grandi visioni) era quella già sperimentata dal fascismo di Mussolini (di cui era grande ammiratore) di sterilizzare i mercati non facendogli fare il loro lavoro. A fronte della grande immissione di liquidità nel sistema aveva infatti imposto alle aziende di pagare salari molto più alti, svincolandoli dalla produttività delle stesse. A questo modo finì per penalizzare quelli che non erano entrati e anche per far perdere il lavoro a parte di coloro che credeva di aver aiutato.

Perchè allora tutti coloro che non hanno studiato storia economica credono che il cosiddetto New Deal sia stato un successo?

Semplicemente perché gli USA sono davvero diventati i padroni del mondo nella secondo metà del secolo. Questo tuttavia è stato possibile però soltanto a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, che ha innestato la famosa “economia di guerra“, che ha permesso prima incentivazioni fiscali alle aziende facendo aumentare (finalmente) la loro produttività e poi alla fine del conflitto di creare l’imponente macchina della ricostruzione. Ecco quindi come è nato il mito del New Deal. In altre parole gli Stati Uniti hanno perso quasi dieci anni di tempo dietro a politiche del tutto inefficaci

Chiunque si augura quindi che in questi tempi stiamo di fronte a una grande ripartenza e a un grande New Deal, non si rende conto che il rischio che ciò che è capitato 80 anni fa si possa ripetere esiste ed è molto concreto.

Bambino rompino cretino

Nella lista delle cose orrende che possono capitare nella vita, il viaggio intercontinentale in aereo con accanto una famiglia che si porta dietro un bambino che piange in continuazione senza che nessuno dei genitori si preoccupi minimamente di ammansirlo è uno delle più angoscianti. Perché sei vittima impotente dell’aggressività passiva dei due grandi (?) che segretamente godono nel vedere tutti quelli intorno subire in silenzio la tortura che essi gli infliggono a causa dell’impunità che sanno di avere. Uno di quei momenti in cui puoi persino capire che cosa possa esser passato per la testa alla signora Franzoni quella mattina in quel di Cogne.

In realtà il bambino rompino è un evergreen che non si limita a distruggere la tranquillità di un viaggio come quello descritto. Il bambino rompino è ovunque pronto ad azzannarti la giugulare e a mostrarti che è lui che vince e te che perdi. Sempre. Anche se se potresti pure evitarlo. Come quelli della televisione ad esempio. Parlo dei Baby chef. Quelli che studiano per fare il cuoco star. Tu potresti tranquillamente cambiare canale, ma il potere del bambino rompino ti cattura. E una forza maledetta ti costringe a guardarli perchè quando tu eri ragazzo i virtuosi erano quelli che suonavano, o giocavano a scacchi, adesso invece sono quelli che ti spiegano la loro filosofia gastronomica. Quelli che consigliano come fare la spesa. Io avevo in camera mia poster di rockstar e campioni di calcio, loro invece pentole e casseruole. Piccoli mostri che si cucinano i sogni e le aspirazioni future.

Quando vedo un bambino rompino star, non riesco però a dimenticare gli enfant prodige che hanno pagato cara la loro turbo adolescenza. Gente cioè partita alla grande che non ha tenuto il passo una volta diventati adulti. Shirley Temple ad esempio, Judy Garland, oppure il mitico Gary Coleman che interpretava “Il mio amico Arnold“. Giovani vite attratte come falene da quei riflettori che hanno finito per bruciarle.

Secondo la mia teoria il bambino rompino in genere si evolve diventando bamboccione. Che non vuol dire che fa una vita stile Sex and the City, quanto che rimane a casa dei suoi genitori vita natural durante.

Questa casa non è un albergo.

I miei questa frase me l’hanno ripetuta un bel po’ di volte prima che capissi che il loro era un invito “discreto” a che me ne andassi per i fatti miei. Adesso però pare che nessuno dei genitori di questi anni mandi più una lettera di licenziamento. Siamo entrati nell’era dei bamboccioni globali. Il bisogno di protezione prevale su quello di indipendenza.

Cari papà e mamma ecco cosa comporta non prendere a ceffoni un baby che su un aereo rompe gli zebedei a un Boeing 747 pieno di gente. Create dei potenziali master chef che non se ne vogliono più andare via di casa. Che vi raggiunga anche la maledizione di Montezuma che auguro sempre a tutti voi quando le vostre strade si intersecano con la mia.

A proposito di integralismi

Una volta si mangiava quello che mamma ci metteva nel piatto senza stare troppo a discutere. Odiavo il minestrone e tutte le cose verdi in generale ma non c’era verso, quando era il loro turno non si poteva opporre nessuna resistenza passiva. La minaccia dell’imbuto e di ciò che esso significava è sempre stata una spada di Damocle fenomenale in casa mia. Oggi invece l’occidente si è diviso in una miriade di tribù alimentari. Ciascuna con le proprie passioni e ossessioni, totem e tabù. Vegetariani, vegani, fruttariani, macrobiotici, carnivori, localivori, gluten free, crudisti.

Tofu contro la ciccia, soia contro le uova, quinoa contro grano.

Siamo arrivati al punto che quando si invitano amici a casa la parte più complicata è riuscire a incrociare manie e idiosincrasie di ognuno per riuscire a trovare dei piatti che vadano bene per tutti. Perché la paura che in ogni cibo si annidi un nemico nascosto ce l’hanno un po’ tutti.

Eppure da italiani ci gloriamo della nostra tavola come una delle poche cose di cui essere orgogliosi. Per noi è una passione. Non mangiamo come gli americani semplicemente per nutrirci, noi lo facciamo anche per il gusto di farlo.

Mi sono convinto che tutto questo casino sia stato causato dal vero grande nemico della nostra società ai giorni nostri, ovvero dall’abbondanza. E’ lei che si porta dietro tutte le paure e i corollari che esse comportano. Qualunque integralismo trova la sua culla solo ed esclusivamente nell’abbondanza. C’è un mio amico pazzoide ad esempio che è fissato con il Km zero e si rifiuta di mangiare qualsiasi cosa non sia stata raccolta da più di cinque ore. Ne conosco altri che odiano i vegani e mangiano solo la carne dimenticando i cereali e il fatto che i nostri avi che non li mangiavano avevano una vita media molto inferiore alla nostra.

Il punto è che queste discussioni hanno portato all’incredibile vittoria di una cosa che un tempo era riservata soltanto ai santi e a quelli che osavano sfidare l’autorità costituita: il digiuno.

Ho frequentato per un po’ una donna che ne aveva fatto ragione di vita. Ogni settimana un giorno di digiuno, ma una volta ogni due/tre mesi ne cominciava uno totale (che significa senza nemmeno bere) che a volte durava anche una settimana. E mi ha dimostrato che sono migliaia le persone che si sottopongono a quella tortura.

. Il digiuno rimetterebbe a posto ogni cosa. Etica e dietetica. Una volta lo facevamo per Dio adesso per l’Io. La ricerca del modello alimentare virtuoso è diventata la vera religione del nuovo millennio. Ovviamente ogni credo dietologico crede di avere il primato. Ve lo immaginate un Dio dietologo che dispensa premi e castighi sulla base di ciò che ingurgitiamo?

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Io sto con Mauro Rango

Mala tempora currunt.

La fine di un’epoca che è già un ricordo e che morirà con i baby boomers è stata seguita a ruota dall’avvento di una pandemia globale in cui abbiamo conosciuto la parte peggiore della nostra “umanità”. Il tutti contro tutti che ne è seguito ci ha resi ancora più fragili e deboli di fronte a scenari che cambiano con la stessa velocità delle sequenze di un filmaccio di serie B. Virologi contro virologi, esperti della qualunque contro esperti di qualsiasi cosa. Tutti rigorosamente a caccia di visibilità e likes e comparsate e riconoscibilità.

Burioni che vuole silenziare chi la pensa in modo diverso da lui, Galli che profetizza catastrofi con la stessa facilità con la quale accetta di passare da una canale all’altro per provare l’ebbrezza dell’ubiquità, Bassetti che ce l’ha un po’ con l’uno un po’ con l’altro. Da questa guerra globale esce clamorosamente vittorioso il pensiero unico dominante. Quello mainstream che va in onda a reti unificate. Chi non si adegua viene fatto a pezzi e maciullato dalla macchina del fango. Impossibile poter sentire un dibattito che esponga punti di vista diversi. Le chiamano fake news. Tutto ciò che non si allinea è sistematicamente mutilato, abortito. La scienza, dicono, non è democratica. Che significa che il povero tapino che sta in fondo alla filiera non ha diritto di sentire scienziati che hanno idee diverse da quelle che hanno vinto (apparentemente) la partita. Dopo averci tolto in modo anti-costituzionale il diritto alla libertà per un tempo illimitato con strumenti liberticidi, distrutto famiglie impedendo di lavorare, abolito il diritto di critica ci è stato tolto anche quello di informarci.

In tutto questo contesto ci sono, a mio avviso, alcuni piccoli eroi che nonostante siano stati costretti a diventare coprofagi e sottoposti all’ignominia di essere additati come untori, con caparbietà hanno continuato a seminare sulle rovine di una politica che si è concentrata soprattutto nel cercare di pararsi le spalle da accuse (ed azioni giuridiche) che prima o poi qualcuno muoverà, statene certi.

Mauro Rango è uno di questi. Il suo nome è sulla lista nera, sia chiaro. Se provate a inserire il nome della sua organizzazione IPPOCRATEORG.ORG in una qualunque risposta su FB, vi viene impedito. Stessa cosa su YouTube e tutti gli altri social. Non starò qua a parlarne troppo. Non convincerei mai nessuno di certo, specie se si crede che Burioni sia la verità incarnata. Tuttavia voglio dire che se mai dovessi ammalarmi la prima cosa che farei è chiamare lui e la sua equipe di medici per avere un aiuto. Perché sì, il coronavirus si può curare anche a casa che ne dica il mainstream, perchè sì la miserabile “taichipirina e vigile attesa” che propone il protocollo ufficiale è una puttanata intercontinentale che ha causato più morti di quanti si pensa, perchè sì la cura con il plasma funziona anche dopo dieci giorni, perchè sì il coronavirus è una brutta bestia, ma siamo andati in guerra mandando i nostri medici allo sbaraglio senza preoccuparci di organizzare una logistica che poteva limitare clamorosamente il numero di morti.

Se qualcuno fosse interessato visiti il sito per saperne di più.

Per quanto mi consta Mauro, non so se leggerai mai queste mie inutili parole, ma voglio solo dirti GRAZIE, per non aver mollato e aver continuato a dare conforto a chi è stato abbandonato dalle strutture.

Perché leggere

Molte volte mi sono chiesto a che cosa mi sia servito leggere (e anche studiare) cose di cui poi ho perso, se non di tutto almeno di gran parte la memoria

La frustrazione nel non sapermi dare una risposta decente si è placata dopo che lessi (anni fa) una storiella zen che ho recentemente ritrovato e che metto qui per tutti coloro che hanno o hanno avuto la stessa sindrome .

“Ho letto moltissimi libri, ma ho dimenticato la maggior parte di essi. Ma allora qual è lo scopo della lettura?”
Fu questa la domanda che un allievo una volta fece al suo Maestro.
Il Maestro in quel momento non rispose. Dopo qualche giorno però, mentre lui e il giovane allievo se ne stavano seduti vicino ad un fiume, egli disse di avere sete e chiese al ragazzo di prendergli dell’acqua usando un vecchio setaccio tutto sporco che era lì in terra.L’allievo trasalì, poiché sapeva che era una richiesta senza alcuna logica.
Tuttavia, non poteva contraddire il proprio Maestro e, preso il setaccio, iniziò a compiere questo assurdo compito. Ogni volta che immergeva il setaccio nel fiume per tirarne su dell’acqua da portare al suo Maestro, non riusciva a fare nemmeno un passo verso di lui che già nel setaccio non ne rimaneva neanche una goccia.
Provò e riprovò decine di volte ma, per quanto cercasse di correre più veloce dalla riva fino al proprio Maestro, l’acqua continuava a passare in mezzo a tutti i fori del setaccio e si perdeva lungo il tragitto.
Stremato, si sedette accanto al Maestro e disse: “Non riesco a prendere l’acqua con quel setaccio. Perdonatemi Maestro, è impossibile e io ho fallito nel mio compito”
“No – rispose il vecchio sorridendo – tu non hai fallito. Guarda il setaccio, adesso è come nuovo. L’acqua, filtrando dai suoi buchi lo ha ripulito”
“Quando leggi dei libri – continuò il vecchio Maestro – tu sei come il setaccio ed essi sono come l’acqua del fiume”
“Non importa se non riesci a trattenere nella tua memoria tutta l’acqua che essi fanno scorrere in te, poiché i libri comunque, con le loro idee, le emozioni, i sentimenti, la conoscenza, la verità che vi troverai tra le pagine, puliranno la tua mente e il tuo spirito, e ti renderanno una persona migliore e rinnovata. Questo è lo scopo della lettura”.

Il caso Montanelli

I recenti fatti milanesi che hanno riguardato lo sfregio della statua di Indro Montanelli (rientranti all’interno di un più grande movimento spontaneo mondiale nato dopo che George Floyd è stato ucciso a Minneapolis e che contesta figure del passato che si crede godano di dubbia fama) mi hanno fatto pensare molto.

Ho letto dapprima con attenzione le motivazioni (o presunte tali) che hanno portato a quel gesto e alla successiva richiesta di rimozione della statua con tutte le accuse che sono mosse al giornalista. Allo stesso modo, ho dedicato del tempo per cercare di comprendere anche le difese a spada tratta che ne sono seguite. Queste ultime a onor del vero mi sono sembrate tutte molto più loffie. In genere figlie di un’appartenenza alla stessa ideologia o area politica o a legami professionali consolidati nel tempo, con giornalisti che pur vergognandosene non sono arrivati alla censura totale di comportamenti oggettivamente ingiustificabili.

Tuttavia, nonostante tutto questo, provo fastidio all’idea della rimozione della statua dai giardini pubblici.

Provo a spiegarmi meglio.

Indro Montanelli, uomo brillante, eclettico e soprattutto grandissima penna, non è stata una bella persona, almeno non nei modi in cui la intendiamo oggi. La cosa che più gli si contesta è l’ormai noto fatto da lui stesso raccontato (nel 2000, quando aveva già le spalle coperte). Fa riferimento a un evento del 1935 allorché, durante la campagna fascista d’Africa, dopo aver acquistato una schiava sessuale di 12/14 anni (non si è mai capito bene l’età), averla violentata e usata per un po’ di tempo con disgusto (sosteneva puzzasse come un animale) la abbandonò al suo destino tornandosene in Italia. Persino in tarda età non ha mai mostrato pentimento di quel suo gesto, sostenendo (ed è questa la difesa più frequente dei suoi ammiratori) che fosse prassi comune al tempo. Egli, in altre parole, non avrebbe fatto nulla che centinaia di altri ufficiali del regio esercito già non facesse e, secondo lui, tale usanza era persino benedetta anche dalla comunità indigena locale.

E’ del tutto evidente come un’argomentazione simile sia del tutto risibile: io credo di poter dire con sicurezza che, anche se fossi nato nel 1910 e fossi vissuto attorno al 1935, non sarei mai stato nè schiavista, nè pedofilo. E tutte le persone che stimo farebbero la stessa identica dichiarazione. Ciò che Indro Montanelli ha fatto è assolutamente inaccettabile e indifendibile, ed è una pagina nerissima della sua vita, soprattutto perchè la confessione non è stata seguita da alcun pentimento. Del resto la figura di Indro Montanelli è opaca anche per altri motivi: cinico fino al midollo, campava del proprio cinismo. Su tutto, per capirsi, il rapporto con Silvio Berlusconi da lui sopportato (e pure difeso) finchè la cosa gli è convenuta e poi messo nel mirino della sua penna velenosa una volta che questi gli aveva razionato i viveri e tolto il suo gioiello di famiglia. Non scordiamo che è stato proprio Montanelli ad aver creato “il mostro” Travaglio. E tralascio di raccontare per carità di patria le orrende accuse che fece alla Cederna di improprietà sessuali con gli anarchici.

Per onestà intellettuale occorre anche convenire, però, che ha pagato un prezzo per la sua opacità, sia in termini professionali essendo stato esiliato al tempo del Duce, sia soprattutto per essere stato una delle vittime delle Brigate Rosse negli anni settanta, proprio vicino al luogo dove è stata posta la statua.

Perchè allora, se non mi piace molto la persona, sono contrario alla rimozione della statua che le è stata dedicata?

Perchè essa come molte altre simili, sta lì a raccontare non solo una persona, quanto un periodo storico di cui occorre tenere traccia. Montanelli era l’alter ego ai radicali di sinistra e all’intellighenzia comunista che si è sempre vantata di avere superiorità culturale sulla destra incivile e fascista. Memoria e celebrazioni spesso si ibridano ma hanno due caratteristiche ben diverse. E noi non dobbiamo perdere i ricordi di chi siamo stati per poter evitare di ripetere gli stessi errori.

Lo sparviero non tratta con l’usignolo

Inutile farsi delle illusioni.

Lo sparviero non tratta con l’usignolo.

Sin dall’antichità, ci si avvale delle favole per spiegare molti comportamenti umani. I protagonisti sono quasi sempre gli animali che sono descritti in uno spaccato verosimile della loro quotidianità e che diventano emblema dei vizi, delle debolezze e talvolta anche delle virtù degli uomini. Ecco così la volpe astuta e furba che aggira gli sprovveduti che incontra sulla sua strada, con le sfumature più subdole e sottili; il lupo, simbolo della cattiveria e della sopraffazione o ancora il leone, emblema della forza violenta, ma anche della nobiltà d’animo, nonché della riconoscenza nei confronti di chi lo merita.
La favola infine deve dare soprattutto una morale che spieghi in modo chiaro il significato del racconto comparandolo alle situazioni umane.

Il primo a usare questa tecnica fu Esiodo, che ne scrisse una che ancora oggi conoscono tutti nota come “Lo sparviero e l’usignolo”. In questo momento mi viene però il dubbio che l’abbia scritta Esopo. Accidenti a me. Vabbè. Comunque la storia è questa: l’usignolo, mentre cinguetta melodiosamente viene catturato da uno sparviero, animale più forte, e chiede di essere risparmiato dicendo al violento aggressore, “non ti basterò io a sfamarti ma avrai bisogno di un uccello più grande”.  Lo sparviero, furbo, capì che sarebbe stato uno sciocco a lasciare andare l’usignolo che ormai aveva tra le zampe per un uccello più grande che forse non sarebbe riuscito a catturare.

Generalmente la morale che si lega a questa favola sostiene che bisogna accontentarsi di ciò che si ha e non complicarsi la vita ricercando cose impossibili. Tuttavia, per me mette in evidenza ben altro: una dura legge di natura in base alla quale il più forte vince sempre sul più debole. E fa pendant con la storia di Licaone uno dei personaggi che mi  stanno più simpatici dell’Iliade. Figlio di Priamo è pieno di ardore e volontà ma anche di una sfortuna maledetta. Viene prima rapito da Achille che lo vende come schiavo, poi, una volta che viene riscattato e torna sul campo di battaglia che succede? Rincontra di nuovo Achille, pure incazzato come una biscia per la morte del suo amico/amante Patroclo che vuole fare stragi di troiani e a nulla valgono le sue suppliche (che in genere avvenivano toccando le ginocchia del vincitore in segno di sottomissione):

“Misero perchè strilli! Ti tiene chi è molto più forte. Morirai come a me piace. Stolto è colui che vuole contendere con i più forti.”

I greci non si facevano illusioni, insomma, e chiunque si continui a interrogare sulla natura del potere farebbe bene a meditare sulle loro storie.

Gilet arancioni

Ecco, lo sapete, a me piace pazziare. Insomma adoro le grandi speculazioni filosofiche e i discorsi impegnati ma trovo gustoso anche cazzeggiare sulla Luna cava e sul complottismo più becero.

Però c’è un limite. Insomma, quando la commedia diventa farsa mi dà fastidio. Pappalardo e soci sono andati ben oltre essa. La prima volta che ho visto la signora sul palco di Roma, durante la loro manifestazione, che urlava che ci avrebbero ucciso tutti alzando la temperatura del mercurio che ci inietteranno a breve, mi sono messo a ridere (tanto più che il suo compagno a fianco alzava il dito medio a sottolineare l’importanza della questione). Quando sono andato a leggermi il loro programma, stilato e firmato da “Pappa” in persona mi sono però spaventato.

Specie dopo aver notato che una certa sinistra sta cominciando a fare l’occhiolino a quella piazza, per succhiarle i voti immagino.

Questi, amici miei, è gente pericolosa. Pericolosa vera.

Non bisogna più riderne. Occorre fermarli. Non è più questione di libera espressione e di libertà di pensiero. Sono matti pericolosi che possono incendiare menti labili e creare casini inenarrabili.

Se non ci credete leggete qui e poi ditemi:

https://www.votiamoitalia.it/programma-politico/

Pernacchie

Ho una curiosità: ma voi quando passate di fronte a un autovelox, rallentando come di prassi, alzate istintivamente il dito medio e insultate pesantemente urlando cose come:

“Fotografa ‘sto cazzo!”

oppure sono io l’unico vero essere che può venir considerato fine e raziocinante?

Ora so benissimo che è una cosa del tutto insensata, un po’ come la luna cava, eppure lo faccio con soddisfazione e non intendo rinunciarvi. L’autovelox ci ama? Io amo lui.

Love is on the air…

Per la verità adoro anche mandare a fare in culo la signorina del messaggio automatico al casello, una che ha solo la bocca ma non le orecchie.

Ma il dramma vero è che ho già puntato le mie prossime vittime: gli assistenti civici.

Perchè diciamocelo cosa c’è di più meraviglioso che avere qualcuno cui gettare addosso sputi e improperi e su cui scaricare tutta la frustrazione accumulata in questi mesi di idiozia istituzionale mainstream certificata a reti unificate? Non bastavano gli ausiliari del traffico che si nascondono nei portoni e sbucano fuori come ratti solo quando te ne sei andato per appiopparti alle spalle il multone per la qualsiasi. Adesso arrivano gli assistenti civici. Che saranno volontari. Cazzo, dei merdosi volontari. Quando vedrò arrivare quei buoni a nulla, soldatini di un esercito miserabile, la cui mediocrità perfettamente rappresentano, darò il mio meglio. E’ da quando ho visto patetiche gesta giustizialiste da piccoli ras di quartiere che aspetto l’occasione per farvi pentire di avere accettato quel servizio infame e sarò vostro giustiziere in stile Charles Bronson. Solo che userò le parole anzichè la pistola ma anche quelle possono far male.

Poi magari pagherò il mio gesto di libertà. Ma vuoi mettere il gusto…

Amarsi un po’

Sappiamo di essere innamorati quando non vogliamo addormentarci perchè la realtà è più bella dei sogni che avevamo mai fatto.  Spesso ciò è dovuto dalla precisa sensazione di avere a che fare con qualcuno in grado di vederti dal di dentro senza che tu ti sforzi di mostrare alcunché di te stesso da un punto di vista totalmente inaccessibile per chiunque altro. In altre parole sei entrato in contatto con un’anima che ti ha riconosciuto, cioè ri-conosciuto, conosciuto di nuovo. Che sa di te senza doverti chiedere dettagli perché conosce il tuo valore nell’ordine delle cose dell’universo e sa misurarlo in termini umani.

E in quel momento senti di amare di un amore che è più dell’amore. E’ sintonia, armonia. Musica. Equilibrio cosmico. Non importa quanto dura. Fosse anche un decimo di secondo, percepisci il respiro dell’universo. Vibrazioni. E tutto è vibrazione come ci ha insegnato la teoria quantistica.

Se trovassimo un compagno/a capace di leggerci nel pensiero, che intuisce telepaticamente quello di cui abbiamo bisogno non svilupperemmo però la capacità di affermare noi stessi in relazione agli altri. Poter riuscire a dire, cioè ,”io ho bisogno di questo”. Sto cercando di dire che si crede che esistano anime gemelle quando molto più “semplicemente” ne esistono di compagne. Questo  almeno è il frutto a cui portano diverse teorie filosofiche ed esoteriche che sostengono con forza il principio per cui “nulla è per caso“.

Non è un caso ad esempio che noi rimettiamo in moto sempre gli stessi meccanismi, le famose coazioni a ripetere, soprattutto quando scegliamo il partner. Tutte le persone che entrano nella nostra vita, che sono state con noi e poi sono sparite ci eravamo messi d’accordo. Perchè dovevamo renderci conto che c’era una certa paura con la quale dovevamo fare i conti e dovevamo trovare la forza di affrontarla. E abbiamo selezionato una serie di anime che si sono offerte di aiutarci nell’impresa di capire prima o poi la ragione di quella coazione a ripetere. Anche se a volte è difficile comprendere che cose esse stessero cercando di insegnarci.

Poi però si può anche scoprire di aver fatto un patto con qualcuno a cui si è chiesto di venire a darci sollievo perchè le lezioni alle quali avevamo deciso di partecipare ci hanno prosciugato di tutta l’energia. Ed ecco colui/colei che ti fa sentire quello che descrivevo a inizio post. Anche questo concordato, o almeno così mi piace pensare.

“In quella fase della mia vita sarò uno straccio, ti prego vieni a salvarmi.”

E lui/lei lo fa. Senza chiedere nulla in cambio. Solo il piacere di vedere un sorriso tornare sulla bocca di chi sta amando.

Ecco, quello è l’amore che descrivevo, ed è quello che auguro di provare a tutti quelli che passeranno da questi lidi.